lunedì 26 maggio 2014

L'altra faccia di Ibiza (parte II)

Sant Antoni è la zona degli stranieri – mi dicevano – lì ci trovi gli inglesi, i tedeschi e una moltitudine indefinibile di scandinavi che non sai riconoscere perché tutti biondi”. Ed in linea di massima è così: se a Platja d’Enbossa e Ibiza porto trovi maggiormente italiani abbronzati con occhiali a specchio e mocassino stiloso, a Sant Antoni  de Portmany ci trovi le masse bionde che fanno il bagno in maglietta con conseguente abbronzatura a “muratore”.



Arriviamo in mattinata e ci posizioniamo sugli scogli di Cap Negret a godere della tintarella, mentre il resto del mondo sembra essere ancora avvolto nel torpore della notte.
Nel pomeriggio andiamo in perlustrazione e ci accorgiamo che è in corso il famoso festival “Ibiza Rock”, ascoltiamo Lenny Kravitz suonare assieme a DJ Luciano e ci dirigiamo sul lungomare. Sant Antoni gode di un mare fantastico, di modernissime strutture turistiche e di un tramonto da urlo. All’orario di aperitivo i localini si riempiono di persone in attesa dell’atmosfera senza-tempo del “saluto al sole”.






Proprio per la sua fitta multi etnicità, credo che Sant Antoni sia il mio posto preferito di Ibiza. Ma forse è così solo perché non ho avuto il piacere di visitare Santa Eularia del Riu, dove aleggia ancora l’aura dei “figli dei fiori”:  Ibiza e Formentera furono scoperte negli anni Cinquanta da pittori e scrittori, quindi, negli anni Settanta, diventarono territorio fertile per i famosi hippie. Oggi l’isla resta famosa per l’atmosfera pittoresca dei “figli dei fiori”, ma di queste figure non vi è quasi più testimonianza, se non in alcune zone di Santa Eularia: sulle ramblas del centro ogni giorno vi sono i mercatini hippie, così come nel plesso di Punta Arabi a Es Canar. Qui probabilmente c’è il mercatino più famoso e vasto: ci sono pittori, tatuatori, cartomanti, musicisti e tantissimi artigiani. E’ sicuramente un posto da visitare.



La sera ci apprestiamo a conoscere meglio Ibiza vieja, pertanto ceniamo in uno dei ristoranti più rinomati, “La Oliva”, che scopriamo, nostro malgrado, essere un normale ristorante turistico, con menu fatiscente e prezzi esorbitanti. Meglio, molto meglio le tapas e la paella delle sere precedenti: meno blasonate e pretenziose, ma molto più saporite.




Il centro storico è diviso in due parti: la città alta o Dalt Vila, e la città bassa col quartiere dei pescatori Sa Penya e la zona portuale, La Marina. La parte alta è racchiusa maggiormente in mura ed è ricca di monumenti come la Catedral de Santa Maria de las Nieves, una chiesa che si erge su una basilica paleocristiana, poi diventata moschea ed infine chiesa e che conserva i tratti di tutte queste meravigliose culture. Poi vi è l’Obelisco a los Corsarios, dedicato a corsari che combattevano le navi pirata, il Portal des ses Taules, Plaça de Espanya e il Baluard de Sant Bernat, un torrione fantastico che offre una vista unica sulla città e su Formentera. Fuori dalle mura è interessante visitare il Teatro Pereira, tutt’ora in attività grazia all’esibizione di numerosi gruppi musicali.





Da questa descrizione è facile capire che Ibiza non è solo quello che percepiamo dai racconti dei ragazzini galvanizzati dalle serate in disco (questi probabilmente non hanno proprio idea che esiste un centro storico!), è molto altro: è storia, cultura, cibo e tanta bellezza.

Il giorno seguente lasciamo il terreno da gioco di Ibiza e ci dirigiamo alla volta di un’altra meravigliosa isola: Formentera. I dadi sono stati lanciati nel migliore dei modi e tutti quelli che pensavamo essere Imprevisti, si sono rivelati delle fantastiche Probabilità. Le pedine della nostra conoscenza hanno curiosato e apprezzato enormemente le tante opportunità dell’isola e la promessa di un ritorno con tanto di prole al seguito è d’obbligo. Hasta pronto Evissa!



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