giovedì 28 febbraio 2013

Hello Sunshine!




Non so voi, ma io con una giornata simile non riesco proprio a concentrarmi in ufficio,
senza pensare alla primavera che sta arrivando,
all'estate,
e ai miei prossimi programmi di viaggio...
Quali sono i vostri? 
I miei sono ancora "work in progress", ma mi piacerebbe sapere se c'è una meta, vicina o lontana, che vorreste visitare nei prossimi mesi.
Nel frattempo, tenete duro!
Il week end è alle porte ;)

xo TLL

martedì 26 febbraio 2013

California here we come!


Qui lo dico, qui lo ammetto: sono una fanatica di telefilm americani.
Sono preparatissima, competentissima per cui fatemi una domanda su Beverly Hills, Gossip Girl, The Vampire Diaries, Hart of Dixie e saprò sciogliere ogni vostro dubbio. Anche questa è una delle cose banali del mio essere di cui vado molto fiera.
In particolare da ragazzina adoravo Dawson’s Creek, forse perché era la quintessenza del triangolo amoroso o perché i dialoghi erano molto costruttivi, intelligenti o perché aveva come protagonisti teen-agers come me, non creature soprannaturali o esponenti della borghesia newyorkese. Non sono mai stata una grande fan di The O.C. - lo ricordate? Quel famoso telefilm ambientato a Newport la perla dell’Orange County - proprio perché i protagonisti erano un po’ troppo costruiti e non rispecchiavano me stessa e le persone che ero abituata a frequentare. Ma lo guardavo lo stesso per i vestiti di Summer, le borse di Marissa, l’ironia di Seth (di Ryan non mi piaceva proprio nulla, anzi, lo trovavo insignificante) e soprattutto perché ero affascinata dall’Orange County. A scuola avevo imparato che la West Coast era differente dalla East Coast per modi di vivere, di vestire (vuoi anche un po’ il clima), di fare, ma non avevo idea che fossero tanto diverse. Toh, quante cose si possono imparare da un telefilm americano!

La mia prima volta negli USA è stata proprio a Los Angeles. Era il Febbraio del 2008, esattamente 5 anni fa, e per un progetto lavorativo mi trovai a fare il mio primo viaggio verso i tanto sognati Stati Uniti d’America. L’impatto fu molto… grande! 




L’aeroporto di Los Angeles, il LAX, è davvero grosso e anche le  Freeway lo sono: per ogni carreggiata ci sono almeno 4 corsie e c’è sempre traffico. Questo perché Los Angeles non ha una metropolitana e nemmeno i paesi limitrofi (Beverly Hills, Santa Monica, Malibu…) ce l’hanno, quindi l’auto è un must dal quale non si può prescindere. Ogni adolescente che si rispetti deve sfoggiarla il giorno stesso in cui compie il famigerato sedicesimo anno d’età (che poi mi chiedo: ma la patente quando la prende? Durante la notte?? Bah.) e magari parcheggiarla in uno dei cento parcheggi posti davanti alle high-school. Inoltre i californiani non amano guidare Smart, 500 oppure C2… no! Per carità! Strade grosse uguale macchine grossissime! Quindi la mia visuale era occupata a scorgere il paesaggio circostante attraverso la marea di Suv che passavano davanti a me, i Suv più grossi che esistono su questo pianeta, Suv dai nomi improponibili e dalla carrozzeria più disparata. Per muovermi avevo un Van, che ho capito essere il cugino diretto del Suv, perché è perfino più grosso.
Alloggiavo a Manhattan Beach, una cittadina molto carina poco distante da Santa Monica, presso lo Shade Hotel, un Luxury-Boutique-Hotel frequentato dall’elite della zona grazie alle serate lounge sviluppate sul Rooftop a bordo piscina. Lo so che magari poco vi interessa dell’albergo, ma su questo vale proprio la pena spendere due parole perché ha delle camere immense con vasca da bagno dalle luci-cromatiche poste ai piedi del letto, angolo bar in camera e vista sull’oceano Pacifico. Mica micio-micio bau-bau, eh? Se ci fossi andata di tasca mia, probabilmente avrei alloggiato in un ostello, a giudicare del prezzo dello Shade, ma a Los Angeles anche gli ostelli hanno la piscina sul tetto per cui… Brandina sotto ai ponti e tagliamo la testa al toro. 

Accanto allo Shade c’era Le pain quotidien, una catena di ristoranti belga, la cui particolarità era il cibo Organico. Ora, mi toccherebbe fare una digressione di due ore sull'importanza dell’Organic nella West Coast e sulla fissa dei californiani per il mangiare e vivere in maniera salutista, ma questo andrebbe a discapito del mio racconto per cui… Next time!
Dato che la mia destinazione era Las Vegas, avrei dovuto riposare per scrollarmi di dosso il jet leg, ma ero troppo curiosa di scrutare i dintorni, quindi feci due passi fino al molo (credo che tutte le città di mare della West Coast abbiano un molo) e mi divertii a vedere le persone che correvano, andavano in bici, prendevano il sole, facevano surf… A febbraio! Così mi ripromisi di fare tutte queste cose una volta tornata da Las Vegas (vabè, il surf era stato implicitamente escluso dalla mia to-do-list).








Los Angeles – Las Vegas attraverso il deserto del Nevada è stata un’esperienza memorabile, come già accennatovi qui precedentemente, ma ve ne parlerò in seguito.

Rientrai a Manhattan Beach dopo 4 giorni, ma gli impegni non erano finiti: avevo due giorni di lavoro pieni tra vari clienti della zona e la cosa mi entusiasmava, perché univo lavoro ad esplorazione. Alcuni clienti erano situati proprio nell’Orange County per cui una volta espletate pratiche burocratiche di meeting e conferenze, mi potei dedicare al paesaggio. Devo ammettere che era incantevole: case lussuosissime con piscine olimpioniche, giardini che sembravano foreste, vialetti interminabili e cancelli in stile fortezze rinascimentali. Davvero suggestivo, davvero lo specchio di quello che avevo visto tramite i famosi telefilm della mia adolescenza, ma anche molto lontano dalla mia realtà.

Lavoro a parte, gli unici momenti che potevo concedermi per bighellonare erano di sera. La prima di queste andai a Hollywood: era fine febbraio, due giorni dopo si sarebbero svolti i famosi Academy Awards, per cui volevo a tutti i costi immedesimarmi nell’americano medio che brama dalla voglia di vedere chi sono i vincitori e magari incontrare il proprio idolo per strada. Dapprima cenai in un ristorante di sushi paradisiaco, il Sushi Roku, e poi mi diressi sulla famosa Hollywood Walk-of-Fame




Due lunghissimi marciapiedi, che percorrono la Hollywood Boulevard e si estendono fino a Sunset Boulevar, costellati di stelle a cinque punte recanti i nomi dei più famosi esponenti dello star system americano (e non): si parte da Mel Brooks, passando per Cameron Diaz, Michael Jackson fino a David Guetta. C’è persino una stellina per Kermit la Rana dei Muppets (ah questi americani!).
Ad un certo punto arrivai davanti al Kodak Theatre dove ad accogliermi c’era una gigantesca statua del famoso omino dorato, meglio noto come premio Oscar. Sì, devo ammettere che ero emozionata! Sia ben chiaro, ho visto cose molto più belle ed emozionanti di questa statua color oro, ma il pensiero che dietro questo simbolo si celino film che hanno fatto la storia e che sono anche parte della mia storia, mi emozionò un bel po’. 




Passati gli Universal Studios mi diressi a Sunset Boulevard che pullulava di gente: attori, membri dello star-system, ragazzi con evidente conto in banca extra-large e curiosi, come me. I più fanatici giravano in limousine: ricordo gruppi di ragazze che urlavano dai finestrini della propria limo, scendevano davanti ai locali nei loro abiti che lasciavano ben poco all'immaginazione e sfoggiavano bottiglie di champagne delle griffe più disparate. Una sorta di Jersey Shore Hollywoodiano.
La seconda sera restai allo in hotel perché avevo pianificato il mio sabato tra sole, oceano e bicicletta. Quel venerdì c’era una degustazione di vini sul Rooftop a bordo piscina. Vini californiani, musica lounge e personaggi bizzarri che alternavano discorsi seri a risate fragorose tipiche di chi ha fatto una degustazione di troppo. Mi ritrovai a chiacchierare con una coppia della zona che sponsorizzava il vino californiano come migliore al mondo. Ora, glielo dite voi a questi due simpaticoni che io provengo dalla terra del Greco e del Taurasi? Cioè è come dire a un napoletano quanto è buona la pizza sugli Champs Elysee o a un romano che la coda alla vaccinara a Budapest è il meglio che possa esistere. Cioè, tanto di cappello alla Napa Valley, ma stiamo parlando di aria fritta! Poi feci amicizia con una ragazza fasciata in un mini-abito di lycra e gli ugg al piede, la quale mi faceva i complimenti su quanto fossi vestita bene (lo credo bene, anche la sottana e la ciabatta della nonna sono più intonati del fazzoletto abbinato agli ugg con quel caldo!). Ma alla fine era davvero simpatica.

L’indomani mi svegliai alla buon ora; colazione con coppa di yogurt, frutti di bosco e cereali in terrazza, un paio di ore di tintarella e via di corsa sulla mia bicicletta. Porto sempre abiti comodi in viaggio (scarpe da ginnastica in primis), perché è facile che mi venga per la testa di fare esperienze di questo tipo. 





Anche le piste ciclabili in California sono grosse e sono anche molto lunghe; attraversano tutti i paesi costieri e sono parallele a piste per fare jogging e alla spiaggia. Inoltre è facile trovare aree adibite a palestre-all’aperto. Ora capisco perché in quella parte del mondo sono tutti palestrati! Memorabile fu il primo incontro col bagnino Baywatch: era uguale a Mitch, pensavo davvero che fosse lui! Gli corsi in contro poi rinsavì quando ricordai che il vero Mitch doveva essere più che pensionato e magari a stento si reggeva in piedi. 





Percorsi due paesi in bicicletta, mi fermai a vedere i mercatini, comprai qualche souvenir e tornai in hotel super affamata. Nel pomeriggio fui di passaggio a Beverly Hills, cercai invano di scorgere il Peach Pit, il famoso locale ritrovo di Brandon, Dylan & Co. e poi, dato il delirio causato dagli imminenti Oscar, mi diressi a Merlose in un posto fantastico dove fare shopping all'aperto di nome The Grove






Cinque anni fa non esistevano posti simili in Italia, adesso già l’Outlet La Reggia sito alle porte di Napoli vi somiglia tantissimo. Solo che al The Grove ci sono cinema, teatri, ristoranti di varie etnie. Diciamo che gli outlet nostrani non sono anche così culture-friendly.
Svaligiati Abercrombie e Michael Kors (c’erano dei saldi allucinanti!) mi diressi nuovamente a Manhattan Beach, perchè intorno a LA cominciarono a chiudere tutte le strade per gli Oscar. A sera ero più morta che viva dalla stanchezza per cui andai a cenare in un ristorante messicano in zona, tra l’altro molto buono e poi di corsa a letto.
L’indomani dovetti concentrarmi sui bagagli: tra lo shopping di Merlose e le cavolate acquistate a Las Vegas, la mia valigia aveva seri problemi di peso. Pranzai a Santa Monica, percorsi tutta la Third Street Promenade (famosa per lo shopping e per gli artisti di strada) e piano piano mi diressi verso il LAX.

Dopo quell'esperienza ho ringraziato tanto i telefilm che hanno accompagnato la mia adolescenza per avermi avviata all’universo della West Coast, ma devo ammettere che questi ponevano in risalto sopratutto l’aspetto sfavillante, trendy e lussuoso della vita californiana. Frivolezze, abitudinarietà e fissazioni superflue erano ampiamente tralasciate. Ma questa è un’altra storia che, se vorrete, vi racconterò dopo. 
Per ora Bye bye LA! 

domenica 24 febbraio 2013

Brrrr

Quando fuori piove e tira un vento fortissimo, 
questa è la mia idea di week end...
Qual è la vostra?




Buona domenica sera a tutti,
 TLL

sabato 23 febbraio 2013

Amalfitana Coast to Coast


Scommetto quello che volete che ogni viaggiatore che si rispetti ha sognato almeno una volta nella vita di fare un viaggio coast to coast. Un’avventura alla On the Road in compagnia degli amici fidati Dean e Marylou*, che ti permette di conoscere non solo nuovi posti, nuove persone, ma soprattutto di avere maggiore consapevolezza di sé stessi. Beh io non solo l’ho sognato in moltissime occasioni, ho anche realizzato questa esperienza, ben tre volte!

La prima volta avevo 5 anni,  mio padre prese me, mia madre e mio fratello, ci infilò nella sua Volkswagen Jetta del 1989 e, dalla nostra ridente cittadina alle falde del Vesuvio, ci condusse fino alla Porta di Brandeburgo. Il suo desiderio era quello di mostrarci i luoghi della sua infanzia, nella Germania centrale, e il muro di Berlino prima che venisse abbattuto. Esperienza memorabile! Peccato che avevo solo 5 anni quindi ricordo ben poco di quel tour (se non fosse per il filmino amatoriale girato da un amico di papà, qualche foto sfocata di allora e alcune pietre del muro di Berlino che gelosamente custodisco a casa dei miei).

La seconda volta è stata ancora più figa, un’esperienza alla Una Notte da Lenoni: io, un van della Mercedes e la Freeway che collega Los Angeles a Las Vegas e costeggia la famosa Route 66. Cosa vuoi di più dalla vita? Verrebbe da chiedersi e infatti è così, ma ve ne parlerò in un’altra occasione ;)

La terza volta è stata l’anno scorso: Prendi un meraviglioso marito, uniscilo alla scenografica Costiera Amalfitana e condisci il tutto con una 500 dal tettuccio apribile, un pizzico di primavera, sole e profumo di mare. Fatta questa dovuta premessa, converrete con me che Amalfi batte Las Vegas facile, giusto?

Avevo progettato questo week end già un paio di mesi prima quando scoprì per la prima volta quella macchina infernale di Groupon: acquistato un pacchetto super conveniente di pernottamento+cena in B&B di lusso sorrentino, già mi vedevo con il foulard al collo alla Grace Kelly, la macchina cabrio, il mio Cary Grent seduto sul sedile passeggero e la magia della Costiera Amalfitana. Il caso (dicesi fortuna sfacciata per non dire altro) volle che quel fine settimana di marzo fosse uno dei più belli, più primaverili degli ultimi decenni (forse secoli!). 

Purtroppo non arrivammo troppo presto a Sorrento (a causa degli impegni lavorativi di Cary Grent e del terribile traffico di Vico Equense), per cui una volta trovato il B&B sulla parte più altra della Penisola (Punta Campanella) ci trastullammo un paio d’ore nella SPA, nell’immenso giardino e, scattata qualche foto, ci preparammo per la cena. 




 Fu una serata deliziosa perché conoscemmo due coppie di Napoli, una che aveva l’età dei nostri genitori e un’altra a noi coetanea. Si parlò di viaggi, di desideri e anche un po’ di lavoro, ma la parte bella del lavoro, quella che fa sognare. Dopo cena ci dedicammo completamente alla partita della mia (nostra) squadra del cuore (lo so che può sembrare banale, scontato ma io da questo punto di vista sono davvero la più banale delle ragazze che ci tiene a onorare la propria squadra del cuore presenziando alle partite, anche solo dal divano di casa. E di questo me ne vanto, tièè). 








L’indomani, un sole sfavillante illuminava tutta la flora circostante e rese ancora più appetibili quei fantastici paesaggi costieri, per cui alla buon ora abbassammo il tettuccio della mia topo-mobile e partimmo alla volta della vicina Positano.







Non ci sono parole per esprimere quanto sia bella Positano. Un susseguirsi di case colorate costruite su vari livelli quasi come fossero coltivazioni a terrazza, vicoli soleggiati intersecati a stradine all’ombra, piante di buganvillee e profumo di limoni, negozi sartoriali, lino, cotone e pizzo san gallo. Per non parlare della moltitudine di palazzi, torri Normanne e locali adibiti a mostre di artisti contemporanei. Eleganza, freschezza, turismo smanioso: una sorta di Primavera di Botticelli da toccare con mano.
Oltre agli elementi che ne caratterizzano il colore, Positano è famosa per la moltitudine di scalini che conducono alla spiaggia grande, la quale ospita un bel lungomare ricco di ristoranti, negozietti e sorregge la famosa chiesa della Madonna Assunta. 




All’interno delle numerose ville e dei numerosi palazzi d’epoca sono sorti Hotel e SPA che ne conferiscono l’immagine ormai consolidata di città di lusso ed eleganza. Stesso dicasi per i ristoranti: uno scialatiello di mare e una frittura di pesce, a momenti costano quanto un paio di Jimmy Choo; ma è lo scotto che si paga quando si ha l’opportunità di mangiare all’aria aperta, tra limoni e buganvillee e uno splendido paesaggio alle spalle.




Lasciata Positano (quindi lasciati un bel po’ di quattrini per il parcheggio e il pranzo) partimmo alla volta di Amalfi. Non sostammo molto perché in questa città io e Cary Grent ci siamo stati già un paio di volte, quindi sorseggiammo un caffè al volo in piazzetta e ci ricordammo di quando, l’anno precedente, visitammo il Duomo di Amalfi e le spiaggette dalla sabbia nera raggiungibili solo via mare (ma questa è un’altra storiella che vi racconterò prossimamente). 




Dopo Amalfi ci sono tanti paesini carini, la maggior parte apprezzabili soprattutto se raggiunti via mare; passati Maiori e Minori, di cui riesco solo a ricordare i dolci dei maestri pasticcieri di zona, raggiungemmo finalmente Vietri. A me piace particolarmente questo posto, perché è facilmente raggiungibile sia da Cava dè Tirreni, sia da Salerno e perché è ricco di locali per passare deliziose serate estive. Quindi, sulla strada del ritorno, un bel caffè a Vietri ci stava tutto. A parte la massiccia quantità di chiese, a Vietri è possibile visitare negozi e laboratori di ceramica. Vi avevo già parlato di quanto sia importante il business della ceramica per la Costiera Amalfitana? No? Beh arrivata a Vietri non potevo dimenticarmene perché lì c’è proprio un museo della ceramica, grosso grosso, difficile da non vedere. I miei amici adorano Vietri soprattutto per la movida estiva, per i lidi adibiti a discoteca e per i numerosi ristoranti gustosi e a portata di mano (tranquilli, niente Jimmy Choo da queste parti), per cui se vi capita di passare in zona, fate un fischio che qui qualcuno di mia conoscenza può organizzarvi una bella seratina.

Di rientro a Salerno prendemmo direttamente la strada di casa. Era orami sera inoltrata, il tettuccio della topo-mobile chiuso e le montagne sul nostro orizzonte ci riportarono al tepore della nostra casina. Cary Grent e Grace Kelly lasciarono il posto ai soliti “noi” e consolidarono nei nostri animi la convinzione che non bisogna andare tanto lontano per trovare dei posti da cartolina, dei posti denominati Patrimonio dell’Umanità. Io lo dico sempre: viviamo in una regione fantastica e di questo ne vado molto fiera.


*  vi prego ditemi che avete letto Sulla strada di Jaques Kerouac... Se così non fosse, fatelo subilo!

mercoledì 20 febbraio 2013

Il pupo e lo stadio

No, è che io con i periodi bui proprio non vado d'accordo.
Non sono una che durante le giornate cupe resta chiusa in casa a guardare "Notting Hill" con tanto di fazzolettini a destra e barattolo di gelato a sinistra... Nemmeno una che annega i suoi pensieri nei versi de "I dolori del giovane Werther" sulle note di Vasco Rossi. 
No no. Il pessimismo cosmico non fa per me (e nemmeno Vasco Rossi, a dir la verità). 
Io sono una che prende a pugni la tristezza, in stile Tyson, e le urla contro "I don't give a Fuck".
Proprio oggi pensavo: Urge una botta di vita! 
E tac... Ecco arrivare un profetico sms con su scritto: "Auguri. Sei diventata zia!" 
Ammazza, Vita (ho pensato) Complimenti, che celerità!
Anzi! Altro che botta di vita! Questa mi si è proprio palesata davanti... Non è entrata in punta di piedi dicendo "Toc, toc è permesso"... Ha fatto bunjee-jumping direttamente!
E' nata la figlia di una mia carissima amica (Auguri dolcissima I.) e questa notizia ha davvero cambiato i colori della mia giornata. 


Quando vedo i bambini dei miei amici ovviamente penso a quelli che potrei potenzialmente avere, a quello che potrei fare con loro e la mia mente vola...

Certo, non è che con un pupo puoi fare l'alba al Pacha di Ibiza, però (Udite! Udite!) puoi andare a Ibiza... 


Spiaggia delle Saline

Puoi fare anche aperitivo davanti al Cafè del Mar con la tua figlioletta mentre alle tue spalle si svolge il famosissimo festival "Ibiza Rock".



Ibiza Rock - Cafè Del Mar


Questa estate ho visto tantissime coppie in giro per questa bellissima isola e la cosa mi ha sconvolta, dato che ero convinta che a Ibiza ci andassero solo personaggi improbabili dediti a piaceri lussuriosi e sacrìlegi oppure coatti convinti che passare intere giornate al Bora Bora sia la cosa più trasgressiva del pianeta.

Errore! Pregiudizio! (che brutta cosa.)
A Ibiza ci sono le famiglie, i bambini! E questi non danno nemmeno fastidio durante gli aperitivi dei propri genitori, tanto meno passano il loro tempo a indicare i gioielli di famiglia dell'amico nudista  mentre prende la tintarella in riva al mare.




Ragazzino che ascolta CD in uno dei tanti negozi musicali del porto di Ibiza

Non è una questione di essere fortunati ad avere bambini che stanno ovunque, uso soprammobili, che non si lagnano, che non sbraitano perché vogliono la PSP oppure il pupazzo di Spongebob. 
Almeno, non è solo questo.
E' una questione di mentalità: quando i bambini vengono abituati con continuità a viaggiare, a conoscere, ad imparare hanno facilità ad adattarsi alle situazioni più disparate. 
Con questo non voglio dire che i bambini crescono meglio solo se i genitori li portano fino in Sri Lanka: organizzare gite fuori porta durante il week end, portare il pupo dai nonni che vivono dall'altra parte dello stivale lo aiuta ad adattarsi ai cambiamenti; uscire con la neve oppure andare allo stadio in pieno inverno (adeguatamente coperti, per carità!) fa sì che lo gnomo stenti a prendere raffreddore o febbre, perché abituato.
Io sono convinta che essere esposti sin da bambini a differenti culture, lingue e religioni ci rende la vita molto più facile: un bambino che non vive in una campana di vetro non punterà mai dito contro un altro perché ha la carnagione nera o contro due uomini dello stesso sesso mente si scambiano effusioni amorose. 
Una bambina di Avellino che cresce con coetanei di San Diego non avrà difficoltà a rispondere alla domanda "What's your name?" perché capirà anche solo dai gesti, dalla mimetica, che la sua compagna le sta chiedendo come si chiama e vuole stringere amicizia pur non conoscendo il suo idioma.
Insomma i miei pregiudizi erano proprio infondati: Ibiza può essere una vera e propria scuola di vita.
Ecco: quando fantastico dei miei figli li vedo un pò cittadini del mondo. E quando penso a questa cosa inevitabilmente la mia giornata diventa tutta unicorni e arcobaleni.
Viaggiare apre la mente ai 50enni, figuriamoci ai bambini...

sabato 16 febbraio 2013

ImmaGina


Immagina il mare.







"L'onda che si schiuma intorno ai piedi, l'acqua che puoi tenere nel cavo della mano"*
Gli schizzi e i raggi che, dorati, si difendono dalla pallida sabbia.

Immagina il sale.
Granelli che si insinuano sulla pelle, intorno agli occhi, nelle mani e rendono saporite labbra e carezze.

Immagina il profumo.
Di pelli abbronzate, di lozioni al cocco e bibite gassate.
Di alghe, di sole e teli insabbiati.

Poi immagina un gruppo di amici,
stretti in un unico abbraccio, un unico sguardo osservante l'orizzonte, 
intenti a capire dove finisce il sole ed inizia il mare.






Quindi immagina un applauso. 
Un lungo scrosciare di mani,
lo sguardo tornare in sé, le birre alle bocche 
e l'abbraccio continuare...

"Poi di colpo l'ultimo raggio si spegne. Solo l'inarrestabile macchina del mare continua a svellere il silenzio con la ciclica esplosione delle onde notturne."*

E immagina quell'abbraccio 
che non avrà mai fine...





Per sempre con noi.

* Versi tratti da "Oceano Mare" di Alessandro Baricco.
Immagini: Formentera

giovedì 14 febbraio 2013

Happy V. Day!

No matter where,
No matter who,
No matter in which language you say it,

All you need is...



Happy Valentine's Day

xoxo TLL

martedì 12 febbraio 2013

Cuba - Disfrute!



Ci siamo. Il mio primo vero post di viaggio.
Ho pensato ad un inizio coi fiocchi, roba da fuochi d'artificio, rullo di tamburi e tappeto rosso, quindi per forza di cose: CUBA!





lunedì 11 febbraio 2013

Vivi la tua vita!



No. Questa non è la solita frase-fatta, da copiare e incollare sul proprio status di Facebook, tanto meno la classica frasetta da tatuare sulla schiena o sull'avambraccio da mostrare con fierezza ai propri amici per sentirsi più fichi...
Questa è LA FRASE.
La frase per eccellenza che identifica questo blog, chi lo scrive e coloro che lo leggeranno.
E' il messaggio che i miei racconti dovranno (si spera!) infondere negli animi dei lettori e lo spirito con il quale verranno narrati posti, luoghi, viaggi ed esperienze sarà semplice, allegro e... molto personale :)
Questo mio primo post nasce a Perugia durante una fredda notte tipicamente invernale e in un momento non proprio felice. Ma sono proprio i momenti meno felici ad esser vissuti con maggiore intensità ed introspezione: una persona a me cara mi dice sempre "vivi la tua vita" ed io, ho deciso di prenderla in parola. A volte si è troppo occupati a pensare al lavoro, alla spesa, alle bollette da pagare e alla casa da tenere in ordine tanto che si perdono di vista i propri sogni, i propri desideri... Questa cosa penso che accomuni tante persone sopratutto negli ultimi anni di profonda crisi (oddio "crisi" che brutta parola!!) e depressione (oddio "depressione"...bruttissima!!!)
Quindi: "ciao crisi, ciao depressione" io non vi voglio nel mio blog! No, no (mira il dito)! Cedete il vostro posto a "Sogni, Desideri ed Allegria" e andate a farvi un week end in una Spa in Toscana... Magari vi rilassate e ritornate più simpatici, oppure vi dissolvete direttamente tra i fumi del bagno turco e siamo tutti più contenti...
(magari fosse così semplice!)
Tornando ai miei sogni...Beh, uno è sempre stato quello di poter raccontare viaggi fantastici, storie importanti ed emozionanti! Certo con questo non voglio dire che aspiro a diventare la nuova "ErnestA Hemingway" o "Joacckina  Kerouac" (non me ne vogliano i Sigg. Ernest e Jack), perchè il decennio in cui scrivo di certo non mi è d'aiuto e le capacità narrative di sicuro non sono le stesse (anche se OMG sarebbe fichissimo). Allo stesso tempo non aspiro a far diventare questo blog l'ennesimo manuale di sopravvivenza per viaggiatori impavidi, o l'ennesima serissima giuda turistica (niente contro Lonely-So' tutto/Posso tutto-Planet, per carità). Semplicemente desidero raccontare le mie esperienze e chissà che qualche mio racconto, viaggio, luogo-che-preferisco possa essere spunto per qualche lettore, per qualche viaggiatore.
Ovviamente io sono una persona molto democratica ed aperta al confronto (anche se l'epoca in cui viviamo non è proprio così democratica, ma questa è un'altra storia...), per cui si accettano consigli e pareri di chiunque volesse scrivere la sua sui posti narrati (Ho trovato! Forse The Little Luggage  è una specie di Trip Advisor dei poveri!!!).
Ad ogni modo, spero che l'idea vi piaccia... Se così non fosse, beh è stato un piacere... Su internet c'è spazio per tutti... Hasta la vista... Visitate il prossimo blog.
Qualora vi piacesse, allora benvenuti e sopratutto... Enjoy ;)
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