Per
tutto questo tempo ho pensato che Gigi D’Alessio scrivesse solo fandonie nei
testi delle sue canzoni, invece devo riconoscere che ha ragione e che possiede
ottime doti di chiaroveggenza: se andiamo di questo passo, le domeniche
d’agosto saranno davvero piene di neve!
Ma
dico, avete visto che tempaccio? Non mi mette per niente di buon umore, infatti
ho twittato che la mia zingaraggine da meteoropatica è arrivata all'apice quando ieri mattina, aprendo la finestra e scrutando i nuvoloni, ho indossato
tutti gli indumenti fluo che esistono nel mio armadio. Una primavera di
Botticelli al neon, un’insalata di evidenziatori per dare un po’ di colore a
questo grigiore.
Ma
non voglio pensarci, no, no. Non voglio pensare che al matrimonio di oggi avrò
delle scarpe (costosissime) aperte, un tubino che poco mi coprirà dalle
intemperie e un potenziale raffreddore che mi metterà KO quando ormai sarà
tornata l’estate e ci saranno 40 gradi. Non voglio pensarci. Pensiamo al
Messico e alla seconda parte del mio viaggio (“Che è meglio!” Come direbbe
Quattrocchi).
Cobà - gioco di palla |
Cobà - piramide di Nohoch Mul (prima della scalata) |
Cobà - piramide di Nohoch Mul (dopo la scalata) |
Il
quarto giorno iniziarono le visite storico-culturali: visitammo Cobà, a 40 KM da Playa del Carmen, un
vero e proprio sito archeologico
comprendente diverse piramidi, la più grande delle quali si chiama Nohoch Mul ed è alta 42 metri. Qui è
possibile capire molte cose della civiltà Maya e se si è fortunati è possibile
beccare la guida messicana più divertente di sempre: il suo nome è Elia, parla
perfettamente inglese ed italiano e con il suo spirito stravagante e talvolta
ammiccante (chiedete alle ragazze Californiane presenti) regala una lezione di
storia diversa dal comune. In quell’occasione fummo ospitati da una piccola
comunità Maya della zona (li riconoscerei lontano un miglio perché sono più bassi
di mia sorella di 10 anni), che ci preparò cibi tradizionali dell’epoca e ci
portò in una piantagione di Agave Azul,
la pianta dalla quale si ricava l’estratto principale per la tequila.
Benedizione Maya prima dell'immersione nel cenote |
Con
un’adeguata attrezzatura ci immergemmo anche in un piccolo cenote, ossia un’apparente laghetto circolare che si rivela essere
un fiume sotterraneo che sfocia direttamente nell’Oceano Atlantico. Questi
luoghi erano considerati sacri per le popolazioni Maya e facevano da sfondo ad
importanti cerimonie religiose. Essere calati
in un pozzo profondo kilometri e kilometri è un’esperienza davvero suggestiva
ed adrenalinica (mi sentivo Ethan Hunt di Mission Impossible appesa a quel
filo). Ma il giorno successivo, sulla strada per Chichén Itzá, visitammo Ik Kil Cenote – comunemente definito Gran Cenote – una meraviglia della
natura: acqua fredde, cascate cristalline, pesci colorati e spettacolo di
uccelli selvatici.
Poi
finalmente arrivammo a Chichén Itzá,
un importante complesso archeologico patrimonio dell’UNESCO, inserito tra le 7
meraviglie del mondo, famoso per la più imponente piramide a gradoni dell’epoca
precolombiana, la piramide di Kukhulkan.
Una
figata. Immaginate me e Cary Grant di fronte ad una delle 7 meraviglie del
mondo… Non bastavano parole, non bastavano fotografie e l’afa, il caldo di
quella giornata risultò essere sopportabile tanto era forte il desiderio di
scoprire ogni angolo di quel misterioso mondo antico.
Pensate
che ad ogni equinozio di primavera e autunno, al calar e al sorgere del sole,
gli angoli della piramide proiettano un’ombra a forma di serpente, Kukhulkan
appunto. Dovete sapere che, contrariamente all’iconografia cristiana, il serpente piumato era un animale sacro
per i Maya, per questo motivo i colonizzatori spagnoli, alla vista di quelle
raffigurazioni di serpenti, rasero al suolo intere città, pensando di essere
giunti nella valle del demonio. Brutta storia.
Un
altro aneddoto che imparammo in quell’occasione riguardava il famoso
21/12/2012: i Maya non hanno predetto la fine del mondo, bensì la fine di
un’epoca e l’inizio di un’altra. C’è tutta una storia dietro, solo che è lunga
da spiegare, fatto sta che io e Cary per tutto questo tempo non abbiamo avuto
l’ansia di non veder sorgere il sole il
22 dicembre.
Ma
ci sono tante altre cose da sapere su questo sito archeologico e sui Maya, per
questo vi consiglio di comprare una bella lonely planet o di leggere qualcosa
in merito prima di partire.
Vi
lascio con qualche foto e vi do appuntamento alla prossima parte del viaggio!
Luce del sole filtrante durante gli equinozi |
Incisioni di teschi |
Gioco di palla di Chichén Itza |
Hasta pronto!
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