Dopo
il precedente post che sprizzava depressione da tutti i pori, mi sono decisa a
deporre l’ascia di guerra e a alzare bandiera bianca nei confronti della triade
Tristezza-Lavoro-Ospedale e tornare a scrivere delle mie avventure.
Per
un post del genere c’è bisogno di un sottofondo speciale, una musica energica
un po’ rock, un po’ vintage che metta ancora di più in risalto l’appassionante
viaggio on the road verso Las Vegas.
Si inizia con “Every Morning”
degli Sugar Ray.
Era
il Febbraio 2008 ed ero in California per visitare alcuni nuovi clienti con i
quali si prospettava un buon business (ricordate? Ne ho parlato proprio qui). La mia azienda aveva accettato di partecipare ad una nuovissima
fiera di calzatura/pelletteria che si chiama WSA e che si svolge due volte l’anno a Las Vegas, all’interno
dell’Hotel-Casinò The Venitian. Arrivati
a Los Angeles noleggiamo un Van e organizziamo il viaggio verso Las Vegas
attraverso il famigerato deserto del Nevada.
Immaginate
il Van in corsa sulla Freeway che collega la California al Nevada, la Route 66
ormai chiusa sulla destra, treni merce che incalzano sulla sinistra e il
deserto rovente e polveroso all’orizzonte mentre suona “Paradise City” dei Guns N'Roses. Ci fermiamo lungo la strada per fare
benzina in una di quelle aree di servizio che si vedono anche nei film. Faccio
razzia di Twizzlers e Doritos, mi rimetto in auto e dopo poche miglia, in
discesa, perdo visione del deserto perché davanti a me inizia a palesarsi una
moltitudine luci, palazzi, ruote panoramiche, mongolfiere e cantieri. Ragazzi,
ecco Las Vegas. E’ il turno di “More
than a Feeling” di Boston e il sorriso mi invade il volto.
Il
navigatore ci porta dritti all’Hard Rock Hotel – prenotato dalla sottoscritta
qualche settimana prima di partire – dove l’impatto con la musica ad alto
volume, la chitarra elettrica di Kurt
Cobain posta sul retro della reception e la miriade di distillati
posizionati lungo il bar a ridosso delle slot-machines
è davvero forte.
La
mia camera era davvero speciale: tutta in moquette vellutata con greche di
colore nero e grigio (e normalmente odio la moquette), linee essenziali e
colori caldi, letto comodo e morbido e musica rock in sottofondo. E’ la volta
di “Gold on the ceiling” dei Black
Keys.
La
prima sera andiamo in un ristorante thailandese nei dintorni dell’hotel e lì mi
delizio con noodles e cocktails analcolici alla frutta.
Il
giorno dopo ero pronta per la fiera, lavoro sodo tutto il giorno e nei momenti
morti ne approfitto per fare un giro del Venitian
che è una riproduzione in miniatura di Venezia con tanto di Piazza San Marco,
maschere del carnevale, gondolieri e Canal Grande. Negozi di lusso, negozi di gadget veneziani e di Las Vegas, ristoranti italiani,
fast-food, taquerias e ristoranti thai. Mi accompagna “Bette Davis eyes” di Kim Carnes.
Verso
le 19:00 dopo aver lavorato tutto il giorno, ci dirigiamo al Wynn, l’Hotel-Casinò più lussuoso e
costoso di tutta la città. Qui decido di tentare la fortuna – sempre se 50 dollari
sono ancora considerabili “fortuna” – al Blackjack e alle Slot. Ovviamente dopo
5 minuti perdo e, ovviamente, rinuncio a giocare subito. Lo so che per molti di
voi Las Vegas rappresenta il Paradiso del gioco, che appena approdati in città
vi sentireste come Benicio del Toro e Jhonny Deep in “Paura e delirio a Las Vegas” e che vi verrebbero gli occhi a forma di $_$ alla sola visione di
tavoli da Texas hold’em, ma io
purtroppo non gioco nemmeno a tombola a Natale (pur essendo una prassi di
famiglia, con tanto di zia che recita a memoria la smorfia napoletana per ogni
numeretto estratto dal panaro).
Avevo
capito che quella città era molto di più che soldi e tavoli da gioco. Tutti gli
Hotel-Casinò offrono spettacoli sul rooftop o a bordo piscina, artisti
affermati a livello mondiale che calcavano la scena, ristoranti con pietanze provenienti da ogni-dove e tanto tanto shopping. Dopo essere velocemente
passata in hotel e aver degustato un’ottima cena messicana al Pink Taco, andai
diretta al rooftop del Mandalay Bay dal quale ho avuto probabilmente la vista più
emozionate della mia vita. Colonna sonora di questa fantastica visione è “Fairgroung” dei Simply Red.
Il
mio racconto per adesso finisce qui.
A presto con la seconda parte del viaggio!
Che figata assurda!
RispondiEliminaUno dei viaggi della mia wishlist!
Attendo la seconda parte!
http://pensierinviaggioo.blogspot.it
Cara Manu, uno dei viaggi della mia vita sarebbe quello di attraversare tutti gli USA on the road, toccando le città più importanti come NY,Boston, Philadelphia, Chicago, New Orleans, passando per il Grand Canyon, fino a San Francisco e Seattle. Ma avrei bisogno di una bella sommetta e di un lungo periodo a disposizione. Ma... Never Say Never! Baci
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