Ho
notato che il mio racconto di viaggio su Las Vegas sta riscuotendo un discreto
successo. Forse perché ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha sognato
di sedersi al tavolo della roulette ed esclamare: “Punto tutto sul 3 rosso!” ad
esempio…
Beh,
come vi dicevo, io non faccio i salti di gioia se vedo slot-machines e tavoli
da Blackjack e questa Babele del divertimento non è solo un luogo di perdizione
in cui trovare la tigre di Mike Tyson nel
bagno in camera * è pane quotidiano. Certo, Las Vegas non è proprio famosa
per le rovine romane (però c’è il Caesar Palace…) o per la Torre Eiffel (anche
se in realtà c’è una Torre Eiffel…), ma è possibile vedere tanti spettacoli,
concerti live e andare al mare (ma come??? In pieno deserto???).
La
sera in cui mi trovavo al Mandalay Bay
c’era il concerto di Britney Spears. Nel mio hotel, invece, c’era quello dei Killers – al quale ho dato un’occhiata
furtiva prima di buttarmi sotto le coperte in previsione di un’altra giornata
lavorativa – e sempre nel mio stesso hotel, al non-so-quale piano, c’è una
piscina enorme con tanto di sabbia e palme, famosissima per l’organizzazione
dei migliori pool-parties (come il Sundays Rehab) della città. In questo
momento suona proprio “Human” dei
Killers .
Io
non ho avuto né la fortuna di partecipare al pool-party (lavorando tutto il giorno, figuriamoci se una roba
simile fosse possibile!), né quella di vedere la zona piscina (se, nemmeno dal
binocolo!), per cui sono rimasta col mito di Las Vegas tutta hangover e pool-parties. Per questo vi dico, se vi dovesse capitare di andare
a Las Vegas, non fossilizzatevi sui Casinò – ci troverete solo vecchi giocatori
incalliti e ricconi impellicciati, insomma “zuppa di latte e nanna” – piuttosto
buttatevi nella mischia, andate ai concerti e portatevi il kit da bagno!
E’
il turno di “Beautiful” di Snoop Dogg
e Pharrel Williams.
Il
secondo giorno di fiera proseguiva lentamente, per cui riuscivo a ritagliarmi
un po’ di spazio per girare ancora nel Venitian.
A fine giornata, sfinita, ero di ritorno all’Hard Rock Hotel e cercavo un po’ di relax per proseguire la serata
alla volta del Caesar Palace e del Bellagio.
Questi due Hotel-Casinò
lasciano senza fiato: il primo incarna la bellezza dell’architettura romana,
tra sculture a mezzo busto, riproduzioni di colonne, capitelli e architravi
antichi, palazzi e anfiteatri romani. Il secondo, invece, è famoso per gli
spettacoli di acqua, musica e luci e per il giardino botanico. Credo di aver
passato almeno due ore davanti allo spettacolo delle fontane, perché era
coreograficamente speciale e molto rilassante. Ricordo una rana gigante
proiettata su un muro, dal quale partivano cascate di luci e acqua, che cantava
“What a wonderful World” di Frank
Sinatra. Che posto fantastico!
Rilassata
e anche un po’ appisolata – diciamo la verità, capitelli corinzi e rane
canterine non sono proprio come un concerto dei Franz Ferdinand – mi dirigo in
albergo per dormire.
Il
terzo giorno era anche l’ultimo di fiera, per cui dovevamo mettere tutto in ordine
e lasciare lo spazio d’esposizione. All’uscita ci dirigiamo verso un grande
Mall che vendeva di tutto di più, da pezzi high-tech a intimo di Victoria’s Secret, ma trovavo
estremamente noioso e ridicolo passare il poco tempo rimasto in un centro
commerciale acquistando niente. Quindi mi butto fuori e inizio a bighellonare
sulle strade più famose del centro
comprando gadget per il mio Cary Grant e per i miei familiari.
Mi dirigo
in albergo, preparo i bagagli e ritorno al Wynn
per assaggiare qualche pietanza proposta dall’enorme buffet di frutta e verdura
tropicale per la modica cifra di 5 $. Credo fosse una di quelle formule all-you-can-eat a base di cibo superlativo. Qui suona “Do
you really want to hurt me” dei Culture Club.
Il
giorno dopo, alla buon ora, eravamo di nuovo diretti a Los Angeles, ma ricordo
di aver dormito per la maggior parte del viaggio perché ero stanca e perché sapevo
di avere degli appuntamenti lavorativi nel pomeriggio in Downtown. La colonna
sonora del viaggio di ritorno era “High
and Dry” dei Radiohead, una serie di note nostalgiche che accompagnano un
viaggiatore alla fine di un viaggio.
Riflettendoci
devo dire che Las Vegas, in sé per sé, non è stata proprio il top dei posti che
ho visitato. Il viaggio on the road è stato forte! Quella è stata la vera
esperienza! Ma forse parlo così perché questa città è troppo artificiosa per i
miei gusti, perché tutto quello sfarzo innaturale stona con il mio concetto di posto-che-vale-la-pena-di-vedere,
ma probabilmente se avessi avuto la compagnia adatta, se fossi stata o con Cary
Grant o con gli amici/amiche, avrei apprezzato di più i divertimenti della
città e avrei cercato anch’io il mio
amico Doug sul tetto del Caesar Palace*
Chissà…
Alla
prossima ragazzi e Buon Week End!!!
*
Non mi dite che non avete visto “Una notte da Leoni”?!?!?
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