Quando io e Cary Grant siamo stati al Coco Bongo era il giugno
del 2009, io avevo 25 anni e lui 29. Passavamo da un locale all’altro in
compagnia di amici o semplicemente da soli; il divertimento era assicurato. Ma
fino ad allora non avevamo mai visto un posto del genere e credo che
probabilmente non avevamo nemmeno idea che esistesse un posto così sulla faccia
della terra.
Alloggiavamo a Playa del Carmen, uno dei luoghi più belli del
Messico, e una sera decidemmo di andare a ballare con un gruppetto di ragazzi
conosciuti durante il nostro soggiorno. Appena arrivati al centro di Playa ci
trovammo davanti a questo edificio metà castello-pacchiano metà botteghino-anni
’50.
Dopo che svariati energumeni messicani praticavano i dovuti
controlli, ci riversammo in questo immenso teatro contemporaneo: al centro c’era
un bancone da bar enorme con molteplici baristi, camerieri e una folla di
ragazzi impazziti. Sul lato principale, in rialzo, sorgeva il palco con tanto
di quinte, tendoni e maxi schermo antistante. Sugli altri lati c’erano diversi
palchetti dove si raggruppavano le comitive più selezionate in stile privè. Salimmo
le scale e arriviamo ai piani alti proprio di fronte al palco principale.
Posizione ottimale per godersi al meglio lo spettacolo senza dimenarsi tra la
folla impazzita. Dettaglio importantissimo: ogni piano aveva un bar
attrezzatissimo con barman e camerieri sempre a disposizione. Dopo esserci assicurati
il nostro fornitore personale di tequila sale e limone, ci posizionammo per
assistere allo spettacolo.
Beatles,
Micheal Jackson, Frank Sinatra, Lou Bega passando per Beetlejuice, Spiderman e ovviamente The Mask. E’ incredibile la quantità di personaggi che lo staff del
Coco Bongo riesce a personificare per la gioia e l’ammirazione del pubblico. E incredibili
sono anche i chupitos di tequila…
Da allora sono nati tanti nuovi personaggi che sicuramente hanno
avuto un posto importante all’interno dello show (Lady Gaga, Jack Sparrow), ma la performance che rapì la mia
attenzione fu quella di The Passion (film
di Mel Gibson): trapezisti che svolazzavano qua e là attraverso nastri rossi.
L’ultima trasposizione fu quella di un esilarante The Mask in
delirio sulla folla.
Dopo circa 3 ore di live performance, ballerini e artisti
circensi lasciarono la scena a favore di un DJ house-commerciale che scatenò
platea e palchetti.
Sipario abbassato, luci soffuse e alzate il volume… The
show must go on!
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